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Io zoroastrismo

Written by on 30/11/2018

 Io zoroastrismo, a volte così chiamato "mazdeismo", è la principale religione preislamica e fu fondata dal profeta "Zarata Ushtra" (oggi Zartosht o Zoroastro ). Zarata significa "dorato" ed Ushtra "luce". Il dio degli zoroastriani si chiama Ahura Mazda. Ahura cioè "creatore" e Mazda "prudente." Prima dell'arrivo di Zoroastro, gli iraniani erano politeisti ed amavano le divinità celesti o gli elementi naturali (le forze della natura) di cui le più importanti erano le seguenti:

 Anahita: dea dell'acqua e dei fiumi,

Azar: dio del fuoco,

Zamyad: dio della terra,

Vaillv: dio del vento.

La vita di Zoroastro

Le tappe principali della vita di Zoroastro sono conosciute in parte grazie all’Avesta, raccolta degli insegnamenti della religione mazdeismo e dalla predicazione di Zoroastro. L'epoca dove visse Zoroastro è ancora l'oggetto di contestazioni, ma un numero di specialisti eminenti ritiene che sia avvenuta verso l'11° secolo a.C. nell’Iran orientale. Ebbe una rivelazione all'età di 30 anni ed iniziò a propagare la sua religione.

Zoroastro riformò le credenze ariane. Una delle grandi riforme fu di introdurre l'idea del monoteismo nel politeismo degli iraniani. Diventa come un avversario feroce di alcune pratiche religiose, in particolare il sacrificio degli animali e l'impiego dell’haoma (bevanda inebriante che si beveva allora in occasione dei riti religiosi). Per Zoroastro, la morte nella sofferenza degli animali, è incompatibile con la dottrina di bontà e di saggezza del dio al quale è sacrificato. Quanto all’haoma, smarrisce gli uomini per il suo effetto inebriantet

   

I magi, da cui deriva la parola magia, ricorrevano a diverse pratiche per immergersi nell’estasi religiosa fra cui l'impiego dell’haoma. Fondamentalmente conservatori, i magi non adottarono sempre le idee di Zoroastro. Così, il sacrificio di animali fu mantenuto ed il culto dell’haoma fece la sua riapparizione.

Le riforme di Zoroastro mettevano in pericolo gli interessi dei principi e dei magi politeisti, è per questo che, all'età di 42 anni, fu obbligato ad emigrare, con i suoi amici fedeli, a Bactriana (nell’attuale Afganistan). All'inizio ebbe pochi successi, ma la conversione del re di Bactriana e di tutta la corte alla sua fede ne causò lo sviluppo in modo tale che la sua religione si stabilì fermamente non soltanto in Persia, ma anche nell’Asia centrale. Per le sue posizioni radicalmente opposte alle credenze tradizionali, causò vive reazioni e fu assassinato, durante una preghiera in un tempio del fuoco, all'età di 77 anni.

Lo Zoroastrismo prima e dopo dell'islam

Grazie ai sovrani sassanidi (224-642), nel 3° secolo d.C., lo zoroastrismo diventò una vera religione di Stato con una teocrazia organizzata attorno ai magi. La compilazione a quest'epoca dell’Avesta a partire da testi originali diversi, contribuì a fissare l'ortodossia di questo zoroastrismo di Stato.

Gli zoroastriani furono riconosciuti, dopo l'arrivo dell'islam, come "gente del libro" e dunque libera di praticare il loro culto, ma un grande numero di loro tuttavia si convertirono. L'adesione alla fede islamica portava vantaggi finanziari e sociali importanti. L'indurimento ulteriore dell'islam costrinse a conversioni massicce ed a movimenti d'emigrazione verso l'India fin dall'8° secolo. È per questo che lo zoroastrismo perse gradualmente fedeli, ed arrivò a non essere praticato che da una piccola minoranza.

Nonostante la sua importanza storica considerevole,lo zoroastrismo oggi non conta più che pochi seguaci. Sono attualmente 66.000, e occupano soprattutto le regioni Yazd e Kerman. Una Comunità importante di Zoroatriani è stabilita in India (in patricolare nello stato di Gujarat e Bombay). Chiamati Parsi, discendono dagli Zoroastriani che preferirono fuggire dalla Persia piuttosto che convertirsi all'islam. Le Comunità zoroastriani dell’Iran e dell'India hanno mantenuto relazioni vicine e nel 20° secolo, i Parsi hanno fornito un aiuto finanziario importante ai loro correligionari iraniani.

I principi dello zoroastrismo

L'unicità di dio

Credere nella missione di Zoroastro

Credere nella resurrezione

Il dinamismo della creazione (la creazione è eterna, senza inizio e senza fine.)

Il perfezionamento progressivo (la vittoria finale del bene sul male)

Il dualismo morale (è la scelta sbagliata dell'uomo che crea il male, Ahura Mazda crea soltanto il bene.)

Il libero arbitro e la punizione (l'uomo è dotato di libero arbitro e la scelta della via da seguire gli appartiene interamente, dunque ciascuno è responsabile dei suoi atti.)

La filosofia zoroastriana

Secondo la filosofia zoroastriana, nel mondo ci sono due forze contradittori: il bene (luce) ed il male (tenebre). Lo scopo essenziale di Zoroastro è di avvicinare il bene ed allontanare il male. Il bene orienta verso "il buon pensiero, la buona parola e la buona azione" (è il riassunto dell'insegnamento morale dello zoroastrismo.) ed il male (cattivo pensiero, cattiva parola e cattiva azione) devia gli spiriti deboli dalla retta via.

Per gli Zoroastriani, l'universo non è in realtà che il teatro di questo combattimento fondamentale, e tutti gli atti dell'uomo rivestono un carattere morale che influisce sulla riuscita della battaglia cosmica. Spanta Maillnyou fonte di ogni bontà, di purezza e di luce, conduce una lotta incessante contro Angra Maillnyou, fonte del male e delle tenebre, da cui finalmente trionferà.

L’Avesta

I testi fondatori dello Zoroastrismo sono raccolti nell’Avesta (cioè religione solida). Vi si trovano tutti i testi liturgici ed i "canti versificati" o Gata.I Gata e molte preghiere, composti per Zoroastro, costituiscono la parte fondamentale dell’Avesta, e dunque la base dello Zoroastrismo. Gli altri capitoli dell’Avesta furono scritti dai religiosi zoroastriani.

  

Le preghiere quotidiane

Gli zoroastriani fanno la preghiera cinque volte al giorno:

dal levar del sole a mezzogiorno,

da mezzogiorno alle 15,

dalle 15 al calar del sole,

dal calar del sole a mezzanotte,

da mezzanotte al levar del sole.

Tempio del fuoco

 

Gli Zoroastriani considerano il fuoco come il simbolo per eccellenza di Ahura Mazda poiché è il solo elemento che illumina, purifica e non si profana. Il fuoco (la luce: il bene) indica la retta via mentre le tenebre (il male) ci sviano. Il fuoco combatte lo spirito del male, Ahriman, ed elimina le oscurità. Oggi ancora, una fiamma brucia continuamente nei loro templi e, in modo generale, hanno un amore particolare per la luce sotto tutte le sue forme. È per questo che li chiamano a volte gli "adoratori del fuoco". Effettivamente, non hanno mai adorato il fuoco, ma lo rispettano come simbolo di purezza.

Le feste nazionali

Novruz: il nuovo anno, il giorno della creazione del mondo (20 marzo)

Mehrgan: la festa del raccolto (1 ottobre, decimo giorno dell'autunno)

Tirgan: il solstizio d'estate (21 giugno)

Yalda: il giorno della creazione del sole (20 dicembre, il solstizio d'inverno)

Sadeh: il giorno della creazione del fuoco (30 dicembre, decimo giorno dell'inverno)

Torri del silenzio

Le torri del silenzio (Dakhmeh) appartengono alle abitudini funerari degli Zoroastriani. Sono state costruite, nei posti più elevati e lontani dalle città, per liberarsi dai cadaveri dei defunti. I defunti degli zoroastriani non potevano né essere inceneriti, né sepolti, né gettati nell'acqua poiché il contatto con il loro corpo sporcherebbe il fuoco, la terra e l'acqua considerati come elementi sacri.Gli Zoroastriani attribuiscono una grande importanza alla purezza, ed i loro riti religiosi mettono l'accento sulla purezza dei quattro elementi (il fuoco, la terra, il vento, l'acqua).   

Alcune ore dopo il decesso, il cadavere era portato fino ai piedi della torre dove una cerimonia rituale aveva luogo in presenza dei genitori ed amici del defunto. Il cadavere era in seguito portato dai mubed (sacerdoti zoroastriani), portando una fiamma, fino nella torre circolare a cielo aperto dove li abbandonavano agli animali selvaggi soprattutto agli avvoltoi. Dopo che era stato scarnificato, si raccoglievano le ossa essiccate dal sole, per gettarle in un foro circolare al centro della torre. Infine per la disinfezione, si metteva l'acido sopra. Il suolo delle torri è piatto ed in pietra evitando così il contatto con la terra. Questa usanza non viene più praticata.

Precedentemente, quando le torri erano usate, solo i mubed potevano entrare ma adesso sono aperte al pubblico. Negli anni 1960 l'abitudine di esporre i corpi era gradualmente sostituita dalla sepoltura. Le torri del silenzio servirono fino al 1987 e dopo questa data, i morti zoroastriani sono stati sepolti nei cimiteri.

I vantaggi delle torri secondo gli Zoroastriani:

Nutrire gli animali.

Sfuggire ai problemi igienici (la decomposizione del corpo causa l'inquinamento dell'acqua e della terra).

La sepoltura prende del posto, e quindi la terra diventa sterile.

Il calendario zoroastrianio

Gli angeli occupano un grande posto nel Zoroastrismo. Per loro, esiste una gerarchia complicata di esseri angelici. Inoltre, ogni mese ed ogni giorno porta il nome di un angelo o di arcangelo o di Ahura Mazda. Il 1°, 8°, 15° e 23° giorno di ogni mese sono dei giorni santi. Si tratta dei giorni dove il nome del giorno e del mese è lo stesso.

Oggi ancora, i mesi del calendario persiano hanno conservato i nomi degli angeli dello Zoroastrismo. Sono i custodi della natura e dell'uomo, formano l'esercito di Ahura Mazda e combattono le forze di Ahriman (il demone). Il calendario zoroastriano comincia con l'equinozio della primavera e si fonda su un anno solare di 12 mesi e di 30 giorni ciascuno e non è composto da settimane.

Gli arcangeli zoroastriani si chiamano emshaspand e sono sei. Con Ahura Mazda, formano un gruppo di 7 da qui la cifra simbolica del 7 nella letteratura persiana. Questi arcangeli sono i seguenti: bahman (buon pensiero), shahrivar (l'impero desiderato), esfand (l'abbandono generoso), khordad e mordad (i’immortalità).

 

Situazione geografica

Written by on 30/11/2018

Situazione geografica e divisioni amministrative

La repubblica islamica dell’Iran (nome ufficialmente adottato nel 1934), si trova nell’Asia Sud- occidentale ed ha una superficie di 1,648,195 km² (per estensione è il quinto paese dell’Asia e cinque volte e mezzo il territorio italiano) , confina al nord con l'Azerbaigian, l'Armenia, il Mar Caspio ed il Turkmenistan, ad est con l'Afganistan ed il Pakistan, a sud con il mare di Oman ed il Golfo Persico e ad ovest con l'Iraq e la Turchia. Il totale delle frontiere terrestri iraniane è di 6031 km e quello delle sue frontiere marittime di 2700 km.

 Secondo le ultime divisioni amministrative, l'Iran è diviso in 30 regioni. Ogni regione è amministrata da un presidente della regione.La regione più vasta dell'Iran è il kerman con una superficie di 232.963 km² e la più piccola è Qom con una superficie di 11.240 km².

Qanat

Written by on 30/11/2018

Il problema dell'approvvigionamento dell'acqua si poneva già in un'epoca molto vecchia in Iran. Per estendere al massimo nelle pianure le possibilità di coltura, gli iraniani sono diventati maestri nella tecnica delle gallerie di fornitura delle acque sotterranee, i qanat. In Iran quest'ultimi sono nati sull'altopiano centrale verso l'8° secolo a.C. e sono realmente la tecnica nazionale iraniana d'utilizzo delle acque.

    

Una soluzione ben adeguata al paese è stata sviluppata e resta ancora oggi, in alcuni posti, quasi invariata: la costruzione di condotte sotterranee, o qanat, che permettono di captare l'acqua dagli strati ai piedi dei monti (pianura alluvionale glaciale di pendenza debole) e portarla più lontano verso l'avallo della pianura. Occorre innanzitutto scavare un pozzo fino ad una fonte sotterranea situata a monte del luogo da irrigare quindi un tunnel che permette di portare l'acqua secondo una pendenza molto dolce, 0,5° al km. Il corso del qanat può essere seguito alla superficie da una serie di pozzi scavati, ad intervalli regolari, che permettono agli operai di respirare sotto la terra, di evacuare gli sterri e di provvedere alla  mantenzione dei canali.

Alcuni qanat possono raggiungere molte decine di chilometri (massimo di 150 km nella provincia di Khorassan) e scendere fino a 300 metri di profondità (la stessa regione). Molte oasi sono interamente fornite dall'acqua di questi qanat e non dipendono da pozzi o da fonti naturali. Il paese ne conterebbe migliaia. Vista dall'aereo la loro disposizione appare molto chiara, segnata dall'allineamento degli alveoli gonfiati che sono gli orifizi dei pozzi.

La convergenza dei qanat, organizzata verso punti adeguati, permette di sviluppare grandi oasi poiché la vita iraniana è posta interamente sotto il segno della aridità. Un criterio significativo è il limite dell'agricoltura che dipende dalle pioggie. La maggior parte del paese si trova oltre a questo limite, e la coltura vi è possibile soltanto con l'aiuto dell'irrigazione. Prima, l'eccedenza dell'acqua era orientata verso diverse zone a turno per riempire i serbatoi pubblici.

Non soltanto la riparazione dei vecchi, ma anche la costruzione di nuovi qanat rimane una necessità ed una opera principale di tutto l'utilizzo delle acque. I calcoli di redditività mostrano che la redditività della costruzione di nuovi qanat si scagliona tra il 7% ed il 25% all'anno, cioè chiaramente più di molte dighe importanti, soprattutto in un'anno secco. Il flusso totale dei qanat iraniani è valutato da 5 a 900 lit/sec.

Lo sviluppo dei metodi tradizionali, accanto alle tecniche nuove, rimane un imperativo. La costruzione e la manutenzione dei qanat pongono problemi finanziari considerevoli ai contadini. Devono essere assicurate da cooperative contadine, aiutate da sovvenzioni governative altrimenti presto questa tecnica cadrà nella dimenticanza. Con lo sviluppo dei centri urbani molti qanat sono stati coperti dalle costruzioni. Recentemente si è ricorso a pozzi profondi che raggiungono la falda freatica e che portano l'acqua in superficie con motopompe, ma gli agricoltori preferiscono i qanat ai pozzi poiché non hanno bisogno né di combustibile né d'elettricità per scendere a fondo.

 

 

 

 

Cultura

Written by on 30/11/2018

Posta nel Medio Oriente nella zona di passaggio per eccellenza, l'Iran è stato un luogo di riunioni culturali, spirituali e politiche tra l'oriente e l'occidente. Asiatici (gli abitanti dell'Iran prima dell'arrivo degli iraniani), Semiti, Ariani, e più tardi Greci, Arabi, Turchi, Mongoli ed Afgani invadono queste terre, le popolano, se le disputano, creandosi degli imperi immensi le cui epopee di Alessandro, di Gengis Khan o di Tamerlano danno la misura.

 Per il linguista e lo storico infatti, l'Iran non è soltanto il territorio politico così come viene denominato oggi. È tutto il dominio nel quale si è esteso la civilizzazione iraniana, in primo luogo l'Afganistan, ma anche l'India settentrionale, quindi, al di là dell’Amu-daria, il paese di Bukhara e Samarkand e, più ad est ancora, fin nel pieno del Turkestan cinese, le vaste regioni che formano ciò che si chiama l'Iran esterno". Le invasioni hanno costantemente coperto l'Iran, e lo hanno devastato e ricostruito successivamente. Alle conquiste civilizzatrici si aggiungono le invasioni devastatrici che hanno tutte più o meno introdotto elementi importanti nel popolamento e nella cultura. La conquista che più segnò il paese, è quella degli Arabi che apportarono con l'islam uno degli elementi essenziali della civilizzazione d'oggi. Così, l'attuale cultura iraniana è un insieme delle culture lontane e vicine al paese.

Storicamente l'Iran esisteva prima dell'arrivo degli iraniani (Ariani). Gli iraniani hanno dunque imposto la loro Religionee, la loro lingua, i loro costumi ed i loro nomi ad una popolazione originale di cui hanno tuttavia raccolto l'eredità culturale e molto certamente etnica.Ancora oggi l'Iran è come se fosse un impero, che riunisce popoli molto diversi, ma che sono amalgamati dall'impiego crescente del farsi, dialetto della regione del Fars (la forma arabizzata del Parte), regione che ha dato il suo nome al paese (la persia).Il farsi ha svolto in Iran il ruolo tenuto negli italiani dal dialetto toscano del periodo dantesco

Nel corso della sua storia, l'Iran non è stato mai colonizzato, anche quando le potenze straniere lo dominavano, non soltanto ha conservato la sua identità propria e la sua originalità ma ha assorbito ogni volta gli invasori apportando a se stesso una ricchezza filosofica ed artistica, scientifica e religiosa che non aveva mai conosciuto. All'inizio del 13° secolo, i Mongoli, con a capo Genghis Khan, distrussero molte città e numerose scritture sulle scienze persiani, ma i suoi successori,gli Ilkhanidi (1253-1335), furono paradossalmente degli attivi protettori dell'arte e della cultura persiana lasciandosi dietro monumenti sfarzosi ed una ricca eredità culturale, Tamerlano distrusse tanto al suo passaggio ma i suoi successori,i Timuridi (1381-1505), si trasformarono in veri mecenati. È grazie alla ricchezza della cultura del popolo iraniano che ciò poté essere possibile.

 

Fin dall'arrivo dell'islam, gli iraniani contribuirono attivamente alla propagazione ed all'arricchimento della cultura islamica nel mondo stesso dell'islam. Durante i periodi dove i centri dei califfi Arabi erano in piena espansione, l'Iran fu un centro culturale, scientifico ed artistico, ragione per la quale, ha sempre usufruito di una situazione privilegiata e distinta come paese islamico. Visitando l'Iran, constaterete a quale punto la sua cultura si distingue da quella degli altri paesi musulmani. Le scuole scientifiche ed i centri culturali dell'Iran hanno offerto al mondo grandi scienziati e pensatori famosi. Tra i più celebri personaggi del paese possiamo citare Avicenna, Al-Razi (Rhazes), Farabi, Biruni, Khaje Nassire Tussi, Kharazmi, omar Khayyam, Saadi, Hafez, Molavi e Molla Sadra.

Il migliore modo per conoscere la cultura iraniana, è prendere contatto diretto con loro. Si apprenderà così ciò che non si può trovare in alcun libro. Normalmente la famiglia iraniana è ospitale e fin dall’inizio, si può entrare nella famiglia e prendere conoscenza del loro modo di vita. Costituendo un’immagine caratteristica della cultura iraniana, l'ospitalità è in verità una delle ricchezze di questo paese. Gli iraniani praticano l'ospitalità verso gli stranieri come un dovere ed osservano un codice di cortesia nei dettagli nella quale l'ospite si perde. Per conoscere meglio la cultura iraniana, studiate gli argomenti presentati sotto. Rappresentano ciascuno una parte della cultura del paese.

 

Casa della forza

Written by on 07/05/2013

L'introduzione

" pensare bene,  parlare bene ,agire bene ". Questa bella formula, d'origine zoroastriana, fungeva da base all'istruzione dei giovani iraniani ed alla costruzione di una vita arricchita dallo sforzo ed il rispetto di un'etica molto umana. Il corpo in modo salubre sviluppato da esercizi adeguati diventava atto a difendere il suolo nazionale ed ergersi contro l'aggressore.

Una delle sopravvivenze più curiose e più interessanti dell'Iran antico è la frequentazione degli zour khaneh (casa della forza). Lo sport tradizionale dell'Iran, bâstâni (antico), che si svolge nello zur khaneh, è entrato nei costumi per aguerrire il corpo e prepararlo alla lotta. La gente che vi si trovava, coltivava il loro spirito nello stesso tempo che essi esercitavano la loro forza ed il loro indirizzo. Io zour khaneh si profilò nel corso dei secoli come una scuola d'apprendistato perfetta per la vita e svolse un ruolo di conservazione dei valori morali e mistici.

Cosi come la lingua e la letteratura persiana,come la miniatura, come le bellezze di Isfahan e di Persepoli, lo zour khaneh è significativo di uno stato di spirito e di una civilizzazione. Fra gli sport attuali, lo zour khaneh ha un posto di scelta e non cessa mai di affermare la sua vitalità e permette agli iraniani di conservare le tradizioni cavalleresche dei loro antenati. Tiene insieme allo sport, all'esperienza religiosa, alla letteratura e al teatro.

Persuaso dell'originalità innegabile dello zour khaneh, della propria importanza e della propria efficacia, vi si presta attualmente un'attenzione particolare. Al giorno d'oggi,gli zour khaneh attirano ancora molti entusiasti che appartengono a tutti i ceti della società.

L'origine dello zour khaneh

La necessità della difesa, o dell'attacco, obbligava i nostri antenati a praticare gli esercizi fisici in modo continuo e vitale. Così fu creato uno sport con strumenti e accessori, copiati dall’attrezzatura del guerriero ed adeguati allo spazio ristretto dello zour khaneh per trascinare i giovani alle prestazioni.

"i giovani persiani imparano l'equitazione ed il tiro e sono duramente trascinati alla forza ed alla durata", notava Herodote. Per Ferdousi (940-1020), il più grande poeta epico della Persia, sappiamo che Ardeshir І (224-241), il fondatore della dinastia dei sassanidi (224-642), costrinse tutti i suoi sudditi a praticare lo zour khaneh e le arti del pahlavan (atleta-cavaliere).

L’ Ayyari ed il marefat : il bene ed il bello

Nel 7° secolo, l'invasione araba costrinse l'Iran a raggruppare le sue forze. Gli Arabi misero la museruola ad ogni forma di patriottismo ma una cavalleria,l’ayyari, si costituì rapidamente e poco a poco si riorganizzò in movimento politico e trovò le norme che aveva promulgato fin dalla sua fondazione sotto i Parti (250 a.C.-224 d.C). l’ayyari prese secondo le epoche diversi aspetti di cui il primo ci è attestato dal libro dei re di Ferdousi.

L’ayyar per il poeta furono Rostam partente solo alla ricerca dei suoi figli in terra ostile, o Guive che va nel covo dell'avversario per trovare la traccia del principe persiano rapido. Queste crociate isolate punteggiate da atti eroici sono tipiche della cavalleria così come la prevedeva Ferdousi. Rostam l'eroe favoloso, continua a vivere nell'immaginazione e nel cuore degli iraniani. Tali furono Achille dei greci,il Sigfrido dei tedeschi,il Rolando dei francesi, veri ritratti d'eroi nazionali.

Nella cronaca di Qabus Nameh, scritto nel 10° secolo, si trova un'altra spiegazione dell’ayyari: "..." È riconosciuto ayyar quello che possiede le qualità necessarie: coraggio e virilità, cancellazione degli interessi personali a beneficio di quelli della Comunità, senso dell'amicizia e della classe, purezza e misericordia, pensare giusto e parlare diritto, riconoscimento verso l'ospite che ha messo dinanzi a lui la tovaglia del pane e del sale (un proverbio persiano dice: non bisogna tradire quello dove si è mangiato il pane ed il sale).L’ayyar non è scavalcato dai colpi di fortuna. L'analisi approfondita del corso del mondo deve prodigargli un insegnamento proficuo "." Il moralista riassume la sua opinione in una formula "saggezza, rettitudine, forza armoniosa". Tutti quest'atti nobili che dovevano essere uniti alla forza fisica e che erano correnti negli zour khaneh si chiamano "marefat".              

Gli ayyar, rapidi ad intuire i pericoli  per la pace del loro paese ed agguerriti a tutti gli esercizi marziali,intrapresero nel 10° secolo le armi contro gli Arabi e gettarono le basi dell'egemonia nazionale. Allora, delle confraternità cavalleresche si costituirono e formarono una catena che, circondando tutto l’altopiano iraniano, arrivava con le sue ramificazioni al cuore di Bagdad. La loro azione si tradusse inizialmente con la loro fedeltà allo chiismo, quindi fino al ritorno delle persecuzioni armate.

L'influenza di questa cavalleria fu non soltanto in questo raggruppamento delle forze ma anche per la salvaguardia delle tradizioni nazionali e per la propagazione della fede sciita quando i sovrani del paese cercavano di propagare la dottrina sunnite. lo zour khaneh diventò allora un luogo di riunione per gli oppositori ai regimi sunniti. È per questa stessa ragione che lo zour khaneh fu vietato ed i Persiani lo praticavano di nascosto. Protesta virulenta contro l'egemonia araba, lo chiismo diventò la bandiera del patriottismo teocratico persiano i cui ayyar garantirono il trionfo. Il massimo spendore dello zour khaneh fu raggiunto sotto la dinastia safavide quando lo sciismo diventò religione di Stato.

Malmenato da disordini successivi, l’ayyari subisce un declino sensibile ma recuperò le sue forze sotto l'autorità dello Ilkhanidi (1265-1353), i successori di Genghis Khan. Nello zour khaneh, nuovamente, si forgiavano uomini muscolari capaci di prendere le armi. Allora, la cavalleria si codificò con trattati che ne formulavano le regole.

Essendo di un grande aiuto per le vittime della crudeltà e delle estorsioni mongole, i cavalieri nonostante un'oppressione dura si ribellarono ed instaurarono il movimento dei Sarbedaran (1337-1381), gli impiccati. Sarbedaran si sacrificava per salvare gli altri.

Shateri: i piedi alati

Le scuole di shater ispirano l'istituzione dello zour khaneh tanto quanto i principi dell’ayyari o del pahlavan. Da sempre la professione di shater (messaggero) fu circondata della considerazione generale. Gli adolescenti, che avevano i talenti richiesti per diventare shater, erano trascinati da capi-messaggeri esperti che appartenevano anche alle associazioni di ayyar e facevano dei loro allievi prodi aguerriti. L'apprendistato dei messaggeri era coronato da una cerimonia solennizzata dalla presenza dello shah.

Da circa un secolo che lo shater è scomparso dall'Iran. Accompagnavano i singoli viaggiatori,le carovane di commercianti e di pellegrini e li proteggevano contro i pericoli dei grandi cammini e dalle imboscate dei briganti. Garantiti da un codice d'onore cavalleresco, i messaggeri rischiavano la loro vita per aiutare le persone in pericolo. Sono stati sostituiti con i mezzi moderni di sicurezza ma conservano però un grande riconoscimento nei ricordi.

Il sufismo

Se la cupola degli zour khaneh si ispira alle cupole dei monasteri dei dervisci, non è un caso. La sistemazione interna del ginnasio evoca la sala di riunioni dei sufi. Qui come là, si trova un’arena dove predomina un pulpito.

Gli esercizi dello zour khaneh si svolgono in un pozzo spesso ottogonale di un metro di profondità circa. Occorre vedere la messa in pratica di alcuni dervisci, che vivono in una umilità completa, coricandosi al suolo per non dimenticare le origini modeste dell'uomo e la fragile pazzia degli onori. Fin dall'inizio dell'egemonia araba, gli iraniani si prepararono alla guerra in questo pozzo che ricordava loro le ultime residenze degli sciiti santi. Si nota che il suolo del pozzo era precedentemente coperto di sabbia, ma oggo è cementato.  

Nelle epoche dure della sovranità straniera, l'evocazione dei nomi di Mohammad, di Ali ed i suo descendenti, che accompagnavano gli esercizi degli atleti, erano altrettanti grida di speranza per un futuro migliore, poiché l'adesione allo chiismo fu per l'Iran uno degli arcani della sua personalità. Vivendo la loro religione, era loro impensabile consegnarsi all'esercizio fisico senza dargli un senso devoto, materialmente garantito dalla forma dello zour khaneh e dalla presenza del pulpito, ed illustrato dalla obbedienza ai precetti sciiti.

La via mistica è caratterizzata da tappe successive che vanno dalla ricerca fino alla distruzione nell'amore divino. Gli entusiasti dello sport antico passano per gradi e conoscono un lungo apprendistato.

La gerarchia negli zour khaneh

La gerarchia negli zour khaneh è basata sull'anzianità dell'atleta ed il suo compimento. Il discepolo dello zour khaneh, quando comincia questo sport è nouceh (principiante). Alla fine di questo periodo, il nouceh diventerà nou khasteh (adolescente) ed usufruirà già di una certa considerazione fra gli atleti. Mantenendosi nei suoi sforzi per ottenere il controllo di sé, il giovane uomo sarà educato alla fila di khod sakhteh, quello che è stato realizzato e che è stato ora fra gli uomini coraggiosi e generosi. Khod sakhteh compiuto è il pishkesvat (pioniere, in generale quello che è più vecchio e che ha più esperienza), secondo nella gerarchia del ginnasio. Il pahlavan (parola che vuole dire valoroso), primo nella gerarchia, è quello che insegna i principianti e che guida gli adolescenti.

 L'entrata di khod sakhteh, del pishkesvat e del pahlavan è salutata da un battito di tamburo ed un tintinnio di campana, quindi morshed chiede all'assistenza di manifestare il suo rispetto nei confronti dell'eroe salmaniando la formula dedicata che si chiama "salavat": "possa la misericordia divina estendersi su Maometto e tutta la sua discendenza!" È per questo che portano anche il titolo di salavati o anche "capo della campana e capo del tamburo".

 I pahlavan, all'unanimità adorati dalle folle, prendono il titolo del jahan pahlavan, cioè "campione del mondo". Tutti coloro che sono stati alzati a questa gloria sono altrettanti simboli della virtuosità atletico unita all'espansione etica.

Le leggi di cortesia

 - "avete il primo posto, in verità".

 - "ma, sono soltanto polvere nei confronti dei vostri meriti".

 - "lo attesto, dinanzi a Dio, voi siete il nostro padrone in tutto".

 I due pishkesvat che scambiano questi segni di rispetto possono tuttavia l’uno e l'altro pretendere al posto di capo del gioco, quello che si tiene in mezzo al pozzo dove gli atleti formano cerchio attorno a lui. La cortesia la regola più sottile le usanze e le relazioni dei ginnasti,  riflettono le forme convenzionali delle relazioni cerimoniose dell’Iran.

 Un'altra abitudine ben stabilita è quella del golrizan, la spedizione di fiori che segna qualche evento di scelta: una lotta tra due campioni,rafforzando dei legami d'amicizia tra due atleti, il rinnovo della fedeltà di un giovane verso il suo maggiore e la sovvenzione dei ginnasti ai poveri.

 La rotazione e la vibrazione

Braccia tese in orizzontale, colui che gira prende appoggio su un piede e gira su sé stesso servendosi dell’altro piede che fa funzione d'elica. Continua fino all'esaurimento e ad una tale velocità che si vede soltanto una sihouette. A sua volta i partecipanti vengono in mezzo al pozzo e ruotano su loro stessi come i dervisci nelle loro assemblee. Morshed lodando gli eroi mitici, imprime al tamburo il ritmo specifico per la rotazione. Quest'esercizio è praticato per conservare l'equilibrio del corpo.

 Il veterano termina la sua rotazione battendo piedi. Le vibrazioni sono le stesse di quelle con le quali i sufi traducono la loro esaltazione appassionata. Questa trepidazione ripetuta faceva parte, nelle vecchie scuole, degli esercizi per la formazione dei corrieri che viaggiavano a piedi.

La lotta

 "O giovane uomo, ben fatto, agli artigli acuti,

" Tu ti prepari alla guerra facendo la lotta ".

" Questa formula è pronunciata prima della lotta che gli iraniani apprezzavano in sommo grado. Gli uomini coraggiosi entravano e cominciavano le loro gare. Se i due campioni rimanessero in gara dopo questi primi combattimenti, la lotta in ultima analisi decideva la vittoria.

La lotta è lo sport nazionale iraniano ed il suo insegnamento risale ad un passato lontano. Si praticava all'origine nello zour khaneh.

 I comandanti principali degli eserciti ed i generali più apprezzati mettevano periodicamente in gioco le loro categorie ed i loro titoli prendendo parte a questi tornei. La lotta a mani nude ha sempre avuto notevole considerazione nei persiani.

Lo svolgimento dell'esercizio

   

Gli strumenti utilizzati nello zour khaneh sono il mil.

 Per cominciare l'addestramento, il veterano salta nel pozzo ed i suoi discepoli lo seguono. Si mettono in cerchio il cui centro è occupato dal veterano che si chiama qui, miandar. Il miandar che conduce il gioco del mezzo del pozzo propone a ciascuno dei suoi camerati di sostituirlo, ma generalmente si declina.

Durante gli esercizi l'ordine e la solennità sono di rigore. I gesti precisi di ogni esercizio sono effettuati da tutti nello stesso ordine ed allo stesso ritmo. Tutto ciò è sempre accompagnato dal rotolamento regolare del tamburo, dal tintinnio di campana e dalla declamazione diversi epici e mistici.

 A volte alla fine degli esercizi, gli atleti si ammassano reciprocamente. Dopo il massaggio, fanno la loro preghiera e metteranno i loro vestiti ordinari ed ad uno lasciano il pozzo con lo stesso protocollo che ha segnato l'arrivo ed il morshed recita dei versi mistici.

Osservazione:

 In tutte le grandi città, ci sono case della forza. Nel corso del viaggio, i turisti hanno sempre l'occasione di visitarne. Non lasciate l'Iran senza visitarne!!!

 

ISLAM

Written by on 07/05/2013

Islam,sciismo e sunnismo

La religione
Tutto l'insieme della fede si rapporta alla natura dell'uomo e dell'universo e tutte le regole conformi a queste credenze che si attribuiscono alla vita umana, sono designate dal termine di "religione". Se esistono divergenze nell'ambito della religione, prendono il nome di "riti" come i riti sunniti e sciiti dell'islam.
   Se consideriamo la religione come un programma di vita (modo di vivere) che si impernia su una fede stabile, possiamo dire che l'uomo anche se non crede alla divinità, non possa vivere senza religione. Il Corano afferma che l'uomo non ha altre scelte che di seguire la religione, come un cammino messo da dio dinanzi a lui affinché percorrendolo, possa giungere alla verità.

L'islam

   Islam significa etimologicamente "sottomissione ed obbedienza": la religione che invita gli uomini alla sottomissione a dio. Con questa sottomissione, adorano soltanto il dio unico ed obbediscono soltanto ai suoi ordini. Come il Corano ci insegna, la prima persona che chiamò questa religione "islam" ed i suoi fedeli "musulmani",
fu il profeta Abraham.

L'origine e l'evoluzione dello sciismo

Lo sciismo nacque durante il periodo vissuto da Maometto. Questo termine ha inizialmente designato i partigiani di Ali,  genero e cugino del Profeta. Si racconta che il Profeta mise la sua mano sulle spalle di Ali e disse: "è il mio fratello, il mio erede ed il mio successore, dovete lui obbedire".Dunque Ali fu il primo uomo ad accettare l'islam e rispondere al suo appello.

Durante il periodo della profezia, Ali compie servizi di alto valore e manifestò una devozione notevole. Così, quando gli infedeli della Mecca decisero di uccidere il Profeta e circondarono la sua casa, quest'ultimo decise di emigrare a Medina. A causa dei grandi servizi che rese e delle sue virtù personali, Ali fu amato dal Profeta e da i suoi compagni che furono esempio di sincerità e di veridicità. Questi compagni si raccolsero attorno ad Ali e lo seguirono, a tal punto che molti altri considerarono eccessivo questo amore per lui.

  Il termine "sciismo" che significa letteralmente "accompagnatore e seguace", si riferisce a quelli che considerano che la successione del Profeta ritorna alla sua famiglia, e che, nel dominio delle scienze e delle culture islamiche, seguono la scuola della famiglia del Profeta. Lo sciismo  consiste nel seguire minuziosamnete la tradizione del profeta, praticamente e teoricamente con gli atti e con le parole. La prova principale della legittimità di Ali come successore del Profeta è l'evento di Ghadir-é Khom. Si narra che il Profeta,dinnanzi a miglialia di pellegrini,dopo vari riti lo proclamò  ufficilamnete suo erede.    

Gli sciiti celebrano quest'evento in questo giorno come un'importante festa religiosa che segna il giorno dove il diritto di Ali alla successione è stato universalmente proclamato.

La causa della separazione tra la minoranza sciita e la maggioranza sunnita

  I partigiani di Ali credevano che dopo la morte del Profeta, il califatto (cioè "successione") e l'autorità religiosa sarebbe ritornata ad  Ali. Contrariamente alla loro attesa, quando il Profeta lasciò questo mondo, e mentre la sua famiglia ed alcuni amici erano occupati a preparare i funerali, i partigiani di Ali ebbero la notizia dell'attività di un gruppo che si era recato alla moschea dove la Comunità era riunita a causa della scomparsa improvvisa del suo capo. Questo gruppo, che doveva più tardi formare la maggioranza, intraprese con grande rapidità, senza consultare la famiglia del Profeta, né i suoi parenti, né molti dei suoi amici, di scegliere il califfo (successore) per i musulmani, in apparenza per garantire il bene di questi ultimi. Così Ali ed i suoi seguaci furono messi dinanzi ad un fatto compiuto.

   Dopo i funerali del Profeta, Ali ed i suoi amici protestarono contro la scelta del califfo e presentarono le loro argomentazioni, ma la risposta fu che questo era il bene dei musulmani.Questa protesta e questa critica furono all'origine della scissione. Per tutto ciò furono conosciuti nella società come i"partigiani.I sunniti che sostenevano il califfo, consideravano che il califfato era una tradizione, cioè una questione di consenso della Comunità.

Lo sciismo non poté ottenere nulla tramite proteste politiche. Per    salvaguardare l'unità dei musulmani, Ali non intraprese l'idea di sollevarsi    contro l'ordine esistente. Tuttavia coloro che protestarono contro il califfato    stabilito rifiutarono di sottoporsi alla maggioranza e continuarono a sostenere    che la successione del profeta e l'autorità religiosa appartenevano ad Ali e che    per tutte le materie religiose, bisognava riferirsi a lui.      

   Il principio politico della scelta del califfo con voto e la sua incomptabilità
con la concezione sciita



Lo sciismo sosteneva che la questione più importante che si poneva alla società,era la chiarificazione degli insegnamenti islamici e della cultura religiosa.

Questo scopo poteva essere raggiunto soltanto da qualcuno perfettamente  corretto e giusto.  Ciò che impedì agli sciiti di accettare il principio elettivo della scelta di califfo da parte del popolo, fu il timore delle conseguenze nocive che potevano risultarne: timore di una corruzione possibile nel governo e della distruzione degli insegnamenti sublimi della religione. Allo stesso tempo, per preservare la potenza dell'islam e salvaguardare i suoi progressi, lo sciismo non  mostra alcun'opposizione aperta al resto della società. Gli sciiti, gomito a gomito con i sunniti, parteciparono agli affari pubblici. Ali stesso guidò i sunniti nell'interesse di tutto l'islam ogni volta che tale azione si rivelava necessaria. Omar, il secondo califfo, aveva l'abitudine di dire: "" Che dio non mi impone mai un compito difficile quando Ali non è presente ".

  " Il califfato dei tre califfi eletti prima dell' imam Ali"

   Lo sciismo afferma che la legge divina dell'islam la cui sostanza è illustrata nel Corano e nella tradizione del Profeta, rimane valida fino al giorno del giudizio e non sarà mai alterata. Il solo compito di un governo islamico è di prendere decisioni con consultazioni nei limiti stabiliti dalla legge islamica ed in accordo con le esigenze del
momento.

   Il sunnismo pensava che il Corano dovesse essere conservato sotto forma di costituzione e prestava molto meno attenzione agli "hadis" (le tradizioni del profeta e dei dodici Imam. Per gli sciiti le parole del profeta e dei dodici Imam (l'imam, o la guida, è il titolo dato ad una persona che prende la testa di una Comunità in un movimento sociale particolare, un'ideologia politica o una forma di pensiero scientifico o religioso.) sono  validi come i versetti del Corano.

  Sotto il califfato dei tre califfi stabiliti prima dell' imam Ali (Abu Bakr 631-633, Omar 633-644, Osman 644-656), la registrazione per iscritto del testo degli hadis fu completamente vietata ed ogni versione trovata doveva essere bruciata. Allora, alcune pratiche furono vietate,  altre ammesse, ed  altre ancora aggiunte. Si metteva l'accento su alcuni aspetti della religione e se ne trascuravano altri. Presto, numerose proteste affluirono verso la capitale,   ma il califfo non ritenne opportuno intervenire..

  
   Dopo la battaglia di Yamamah nel 633, molti di quelli che conoscevano il Corano per passione  furono uccisi. Ciò indusse Omar, a proporre ad Abu Bakr, il primo califfo, di mettere per iscritto i versetti del Corano, nel timore che ,se si fosse verificata un'altra guerra, non scomparisse tutto.

Era dunque necessario raccogliere i versetti coranici. Appare stupefacente dal punto di vista sciita che questa decisione sia stata presa sul Corano e che gli hadis che completavano il Corano, e che si trovavano dinanzi allo stesso pericolo, non siano stato oggetto della stessa attenzione.  

La maggior parte dei musulmani aveva lo spirito occupato dalle vittorie guadagnate dagli eserciti musulmani e si lasciò abbagliare. Con questa nuova ricchezza e le mondanità che la accompagnarono, poco numerosi furono coloro che si dedicarono alle scienze islamiche alla testa delle quali si teneva Ali che il profeta aveva presentato come il più portato alle scienze islamiche.,

L'avvento del califfato di Ali ed il suo metodo di governo

  Alla morte del Profeta, Ali aveva 33 anni. Era allontanato dal califfato con il pretesto che era troppo giovane e che aveva molti nemici fra il popolo. Fu in questo periodo,che alcuni altri compagni del Profeta ed un grande numero di loro discepoli di varie regioni, raggiunsero i partigiani di Ali. Ne risultò che dopo la morte del terzo califfo, da tutte le parti il popolo guardò verso Ali, gli prestò giuramento di fedeltà e lo sceglie come califfo. Così, Ali diventò il quarto califfo dei sunniti ed il primo imam degli sciiti (cioè, era califfo ed imam, cioè aveva allo stesso tempo l'autorità politica e religiosa).

   Ali fu finalmente nominato 4° califfo nel  656. Egli seguì le vie del Profeta, riportò la legge
alla sua purezza originale e forzò tutti i poteri politici incompetenti a dimettersi.

  Ali continuò ad esercitare il suo governo rivoluzionario, l'opposizione i cui interessi erano compromessi iniziarono a manifestare il loro disaccordo e ad opporre una resistenza,iniziando delle sanguinose guerre.Dal punto di vista sciita,coloro che iniziarono queste guerre civili non avevano  altro scopo che i loro interessi personali.

  Ali schiacciò le sommosse, ma qualche tempo dopo, nel 661, fu assassinato nella moschea di Kufa durante la preghiera da uno dei partigiani di Moaviah.

   Il vantaggio che hanno gli sciiti con il califfato di Ali

   Benché Ali durante quattro anni e nove mesi del suo califfato non sia in grado di mettere un termine definitivo ai disordini che agitavano il mondo islamico, riesce tuttavia su tre punti fondamentali:

  1)- Grazie alle sue misure giuste ed oneste, rese al modo di vivere del Profeta tutto il suo splendore ed la sua seduzione, soprattutto agli occhi della giovane generazione.

   2)- Lasciò dopo di lui un tesoro inestimabile di conoscenze islamiche. Circa undici mila dei suoi giudizi ed aforismi che riguardano diversi argomenti intellettuali, religiosi e sociali sono stati registrati. Fu il primo in islam ad interessarsi alle questioni metafisiche, collegando il rigore intellettuale alla dimostrazione logica. La grammatica araba fu sistematizzata da uno dei compagni del Profeta e da Ali che dettò un piano d'organizzazione per preservare la forma d'espressione coranica.

   3)- Egli forma un grande numero di scienziati religiosi fra i quali si trova un numero di uomini pii e mistici. Quest'uomini sono stati riconosciuti dagli gnostici ulteriori come i fondatori della gnosi in Islam. Altri fra i suoi discepoli diventarono i primi maestri di giurisprudenza, di teologia, d'esegesi e di recita coranica.

   Il trasferimento del califfato a Moaviah e la sua trasformazione in monarchia ereditaria

   Dopo il martirio di Ali,  suo figlio Hassan ,che è riconosciuto dagli sciiti come il secondo imam, diventò califfo conformemente alla volontà di Ali ed anche grazie alla fedeltà della Comunità. Ma Moaviah non rimase impassibile di fronte a quest'evento. Andò con il suo esercito verso Bagdad, la capitale del califfato, e dichiarò  guerra ad Hassan. Costrinse Hassan a lasciargli il califfato per evitare uno spargimento di sangue e a stipulare la pace. Nel 661, Hassan gli cedette finalmente il califfato.

   Moaviah dopo avere acceduto al califfato, dichiarò in un discorso: "Non mi sono battuto contro voi per la preghiera ." Ciò che volevo, era regnare su voi, e questo scopo l' ho raggiunto. Separo la religione dalla politica e non accordo alcuna garanzia che riguarda i doveri ed i regolamenti religiosi.
Spendo tutte le mie forze per preservare il mio potere, a qualunque prezzo"" Si nota che la politica e la religione si presentano nell'islam in una sola unità e si completano reciprocamente.

   Moaviah mise il suo progetto in esecuzione,diede l'ordine di spargere commenti sfavorevoli su Ali, dall'alto dei pulpiti delle moschee ed attraverso tutto il territorio dell'islam. Con l'aiuto dei suoi agenti, uccise i più eminenti discepoli di Ali. La maggior parte degli sciiti fu forzata a rinnegare ed anche insultare Ali, pena la morte. Moaviah organizzò l'avvelenamento di Hassan, preparando così la via della successione a suo figlio Yazid.

  I giorni più difficili dello sciismo

  Il periodo più difficile per gli sciiti fu il regno di Moaviah (661-681) durante il quale non usufruirono di alcuna sicurezza. Due degli imam sciiti contemporanei, Hassan ed Hussein, non ebbero alcuna possibilità di cambiare le circostanze oppressive nelle quali gli sciiti si trovavano.

  Il figlio di Moaviah, Yazid, non aveva alcun sentimento religioso ed era poco rispettoso delle norme dell'islam. Lo interessava solo il vizio e la frivolità. I suoi tre anni di califfato (681-684) furono la causa di catastrofi senza precedenti nella storia dell'islam: nel 681, massacrò, nel modo più atroce che ci sia, l'imam Hussein ed i suoi a Karbala; ordinò un massacro generale a Medina e, per tre giorni, diede ai suoi soldati licenza di uccidere e saccheggiare; fece distruggere e bruciare la sacra Kaabah . Con l'assassinio di Hussein, l'antagonismo tra sciiti e sunniti prese una piega definitiva.

   Dopo Yazid, la famiglia di Marvan prese possesso del califfato. Il governo di questa famiglia (684-754), inaugurò un impero dittatoriale che si diede il titolo di califfato islamico.

   Gli sciiti conobbero giorni amari durante questo periodo scuro. Tuttavia, nonostante l'ingiustizia e l'irresponsabilità dei governi, l'ascetismo e la purezza degli Imam della famiglia del Profeta resero gli sciiti più attaccati alle loro fede. Il primo secolo non era chiuso che già alcune personalità influenti fondavano la città di Qom in Persia e ne facevano una colonia sciita. Tutto sommato, la maggior parte degli sciiti continuava a vivere nascosta, praticando la loro vita religiosa in segreto per garantire la loro sopravvivenza e soprattutto quella della loro fede.

Le disgrazie generate dagli Omeyadi diventarono così ovvie che la maggioranza dei sunniti, furono obbligati a dividere i califfatti in due gruppi "Califfati Rashedine" (guidati correttamente), che sono i Quattro primi califfati (Abu Bakr, Omar, Osman, Ali) dagli altri che cominciano con Moaviah.

Lo sciismo durante l'8° secolo

  Nell'8° secolo, cominciò un movimento anti-omeyade in nome della famiglia del Profeta in Persia. Il capo di questo movimento era un generale persiano, Abu Moslem Marvazi, che si ribellò contro il governo omeyade e lo rovesciò. Questo movimento non era tuttavia direttamente derivato dalla volontà degli Imam. Per finire un discendente del Profeta, Abol Abbas, arrivò al potere e fondò il califfato abbasside (750-1258) in nome della famiglia del Profeta. All'inizio, gli abbassidi si mostrano buoni verso il popolo in generale e verso i discendenti del Profeta in particolare. Ma molto rapidamente, si misero ad imitare le vie ingiuste degli Omeyadi: imprigionavano, torturavano e massacravano sia gli sciite che i sunniti.

   Lo sciismo nel 9° secolo

 All'inizio del 9° secolo, Maamun (813-833), il califfo abbasside, favorì la dimostrazione intellettuale e lasciò una libertà completa alla discussione ed alla difussione delle diverse opinioni religiose. Questa
situazione favorevole fu soprattutto dovuta al fatto che molti libri scientifici e filosofici furono tradotti dal greco, dal siriaco e da altre lingue ancora in Arabo. La gente si mise a studiare appassionatamente le scienze. Gli scienziati sciiti approfittarono interamente di questa libertà spingendo al massimo le attività culturali e la propagazione degli insegnamenti sciiti.

   Inoltre, Maamun, per evitare le sommosse degli sciiti,, fece imam Reza, l'ottavo imam, il suo successore. Ne risultò che gli sciiti furono fino ad un certo punto liberati dalle pressioni governative e conobbero una certa indipendenza d'azione. L' imam Reza non accedette mai al califfato e fu ucciso da Maamun.

  Lo sciismo nel 10° secolo

   Durante il 10° secolo apparirono alcune condizioni nuove che favoriscono la diffusione ed il consolidamento dello sciismo. I Buyidi erano sciita ed esercitavano una grande influenza su Bagdad e sul califfato stesso. Questa nuova forza permise agli sciiti di propagare apertamente le loro
idee religiose.

   Lo sciismo  dall'11° al 15° secolo

   Durante questo periodo, lo sciismo non cessò di svilupparsi anche se la sua potenza e la sua libertà dipendeva dalle condizioni locali e dai sovrani. All'inizio del 12° secolo con l'invasione mongola e di conseguenza la guerra, , i diversi governi islamici non esercitarono una pressione eccessiva sugli sciiti.

  Inoltre, la conversione allo sciismo di alcuni sovrani mongoli contribuì in gran parte all'espansione dello sciiismo.

   Lo sciismo dal 16°al 17° secolo

   Nell'anno 1500, Shah Esmaïl, il fondatore della dinastia safavide (1501-1722) , iniziò una sommossa ad Ardebil, con lo scopo di fondare una nazione sciita indipendente e potente. Dopo guerre sanguinari contro i governatori locali e gli ottomani che detenevano il titolo di califfato, riesce ad unificare la  Persia e promuovere lo sciismo come religione ufficiale del suo regno. Così lo sciismo diventò per la prima volta la religione ufficiale di uno Stato musulmano ed a partire da questo momento, restò la religione della maggioranza degli iraniani.

   Lo sciismo dal 18° al 20° secolo

   Durante quest'ultimi tre secoli lo sciismo ha proseguito un ritmo di crescita naturale. Attualmente, l'Iran è il solo paese al mondo nel quale lo sciismo è riconosciuto come religione ufficiale. I soli paesi dove gli sciiti sono in maggioranza sono: l'Iran (91,2%), l'Azerbaigian (70%), l' Iraq (62,5%), Bahrein (57,2%) ed il Libano (48%). Il sunnismo comprende la maggioranza dei musulmani ed lo sciismo conta un po'più del 10% della Comunità musulmana.

  L' Ejtehad

  Mojtahed è qualcuno che, con il suo controllo delle scienze religiose ed il possesso di qualità morali, ha il diritto di praticare l'ejtehad o l'emissione di nuovi pareri con il ragionamento su materie che appartengono alla religione.

   I musulmani per affrontare minuziosamnete le pratiche religiose si rivolgono ai mojtahed. L'azione che consiste nel seguire i mojtahed si definisce "imitazione". Questa pratica è uno dei fattori che ha contribuito a conservare viva la giurisprudenza dimostrativa sciita attraverso le età.

   Osservazione:

  Sunniti e sciiti condividono gli stessi obblighi religiosi (la preghiera,  l'elemosina , il khoms che significa "dare un quinto del bene", il pellegrinaggio al Mecca, lo Jihad che è generalmente tradotto con "guerra santa" questo termine significa oggi "difesa santa", "incoraggiare a praticare i principi morali", e "proibire le cattive azioni") e le stesse credenze fondamentali (la fede in un dio unico, il credere nella missione dei profeti, il credere nel giorno del giudizio universale).

 

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