Il problema dell'approvvigionamento dell'acqua si poneva già in un'epoca molto vecchia in Iran. Per estendere al massimo nelle pianure le possibilità di coltura, gli iraniani sono diventati maestri nella tecnica delle gallerie di fornitura delle acque sotterranee, i qanat. In Iran quest'ultimi sono nati sull'altopiano centrale verso l'8° secolo a.C. e sono realmente la tecnica nazionale iraniana d'utilizzo delle acque.
Una soluzione ben adeguata al paese è stata sviluppata e resta ancora oggi, in alcuni posti, quasi invariata: la costruzione di condotte sotterranee, o qanat, che permettono di captare l'acqua dagli strati ai piedi dei monti (pianura alluvionale glaciale di pendenza debole) e portarla più lontano verso l'avallo della pianura. Occorre innanzitutto scavare un pozzo fino ad una fonte sotterranea situata a monte del luogo da irrigare quindi un tunnel che permette di portare l'acqua secondo una pendenza molto dolce, 0,5° al km. Il corso del qanat può essere seguito alla superficie da una serie di pozzi scavati, ad intervalli regolari, che permettono agli operai di respirare sotto la terra, di evacuare gli sterri e di provvedere alla mantenzione dei canali.
Alcuni qanat possono raggiungere molte decine di chilometri (massimo di 150 km nella provincia di Khorassan) e scendere fino a 300 metri di profondità (la stessa regione). Molte oasi sono interamente fornite dall'acqua di questi qanat e non dipendono da pozzi o da fonti naturali. Il paese ne conterebbe migliaia. Vista dall'aereo la loro disposizione appare molto chiara, segnata dall'allineamento degli alveoli gonfiati che sono gli orifizi dei pozzi.
La convergenza dei qanat, organizzata verso punti adeguati, permette di sviluppare grandi oasi poiché la vita iraniana è posta interamente sotto il segno della aridità. Un criterio significativo è il limite dell'agricoltura che dipende dalle pioggie. La maggior parte del paese si trova oltre a questo limite, e la coltura vi è possibile soltanto con l'aiuto dell'irrigazione. Prima, l'eccedenza dell'acqua era orientata verso diverse zone a turno per riempire i serbatoi pubblici.
Non soltanto la riparazione dei vecchi, ma anche la costruzione di nuovi qanat rimane una necessità ed una opera principale di tutto l'utilizzo delle acque. I calcoli di redditività mostrano che la redditività della costruzione di nuovi qanat si scagliona tra il 7% ed il 25% all'anno, cioè chiaramente più di molte dighe importanti, soprattutto in un'anno secco. Il flusso totale dei qanat iraniani è valutato da 5 a 900 lit/sec.
Lo sviluppo dei metodi tradizionali, accanto alle tecniche nuove, rimane un imperativo. La costruzione e la manutenzione dei qanat pongono problemi finanziari considerevoli ai contadini. Devono essere assicurate da cooperative contadine, aiutate da sovvenzioni governative altrimenti presto questa tecnica cadrà nella dimenticanza. Con lo sviluppo dei centri urbani molti qanat sono stati coperti dalle costruzioni. Recentemente si è ricorso a pozzi profondi che raggiungono la falda freatica e che portano l'acqua in superficie con motopompe, ma gli agricoltori preferiscono i qanat ai pozzi poiché non hanno bisogno né di combustibile né d'elettricità per scendere a fondo.